Cosa succede quando un broker fallisce?
Il recente crac di Alpari, derivante dalla decisione delle autorità monetarie elvetiche di eliminare il floor a 1,20 tra euro e franco svizzero, ha sollevato molte domande. In pratica, lo sganciamento del franco svizzero ha comportato un apprezzarsi talmente rapido della valuta da provocare perdite rovinose per chi era short sulla stessa. Perdite che hanno superato nettamente quelle che anche lo scenario peggiore avrebbe potuto prefigurare. A pagarne le conseguenze è stato proprio il broker Alpari, che da parte sua ha spiegato la situazione venutasi a creare con un comunicato stampa, in cui ha evidenziato come la maggior parte dei clienti abbia collezionato perdite tali da superare nettamente il valore totale della piattaforma stessa. E poiché nel caso un cliente non sia in grado di coprire la perdita, la stessa viene a ricadere sul broker, come è effettivamente successo, ecco il conseguente fallimento di Alpari.
Non solo Alpari
Va peraltro specificato che se il broker britannico è fallito, anche altre piattaforme per il trading online si trovano in condizioni di evidente difficoltà. A partire da FXCM, che per evitare di fare la stessa fine di Alpari, ha dovuto trovare un finanziamento da 300 milioni di dollari.
Anche OANDA e Excel Markets si trovano nella stessa situazione e stanno pagando a caro prezzo il fatto di aver permesso una leva finanziaria 100:1.
FXCM ha provato a chiedere indietro i soldi ai clienti, ma l'esposizione è talmente alta che le risposte negative sono state del tutto conseguenti. Le azioni dell'azienda sono crollate del 92%, per poi risalire all'annuncio del prestito di Leucadia, che ha permesso di contenere le perdite, con un rimbalzo che ha riportato il titolo a galla, ma ancora lontanissimo dalla quotazione precedente.
Il rischio della leva finanziaria
In pratica, ai broker non è rimasto altro da fare che denunciare la totale irresponsabilità di Swiss National Bank, la cui decisione ha provocato un vero e proprio bagno di sangue. Basti pensare al proposito che il franco svizzero si è rivalutato dopo l'annuncio della banca centrale elvetica del 41% sull'euro, in pratica il più grande guadagno mai registrato nel confronto tra le due divise. Inoltre si è apprezzato di oltre il 15% nei confronti di tutte le valute considerate da Bloomberg, oltre centocinquanta.
Per quanto concerne FXCM, broker che ha gestito oltre 1.400 miliardi di dollari di trade nel corso dell'ultimo trimestre, il debito nei confronti dei clienti ammonta a 225 milini di dollari.
Un disastro che poteva essere evitato
Un disastro che però poteva essere tranquillamente evitato, se solo fossero ascoltati i moniti arrivati da più parti. In un recente comunicato che era stato pubblicato dalla rivista Bloomberg Markets, nel numero di dicembre, era stato il CEO di FXCM, Drew Niv, a sottolineare come la leva finanziaria fosse ormai diventata uno strumento indispensabile per attrarre i piccoli forex trader. La possibilità di aprire e controllare grandi posizioni con poche risorse realmente impegnate, suppliva secondo lui al fatto che le valute non si muovono più di tanto. Tutti erano però a conoscenza del fatto che un evento come quello reso possibile dalla sciagurata e improvvisa decisione della Swiss National Bank non era soltanto una ipotesi scolastica.
Cosa succede qualdo un broker dichiara fallimento?
La domanda che si pongono in molti, dopo quanto successo con Alpari UK, è la seguente: cosa succede in caso di fallimento di un broker? Al riguardo va specificato che i broker come Alpari UK sono autorizzati da un ente regolatore, che è in questo caso la FCA (Financial Conduct Authority) e sono quindi sottoposti ad una particolare regolamentazione, che deve impedire atti contrari agli interessi dei clienti. Tra le regole imposte dalla FCA, c'è anche quella che obbliga a prendersi cura dei soldi da essi investiti, tenendoli completamente separati dai fondi propri della società. Un accorgimento che serve in tutta evidenza, ad impedire che i fondi della clientela possano andare a finire nella voragine causata da un fallimento.
E' proprio quello che è successo nel caso di Alpari, con la società che infatti si è affrettata a ricordare che i fondi dei clienti continuano ad essere isolati in conformità con le norme della autorità regolatrice del mercato su conti fiduciari. Allo stesso tempo, va ricordato che le procedure burocratiche per rientrare in possesso dei propri soldi sono molto complesse e che comunque la stessa FCA garantisce per parte sua sino a 50mila euro per ogni trader in caso possano insorgere problemi relativi al funzionamento della piattaforma prescelta. Naturalmente, il discorso non riguarda chi ha perso investendo sul franco svizzero.
I giudizi su Alpari
Va anche ricordato che da più parti erano state sollevate grandi perplessità riguardo il modello gestionale del broker britannico. Un modello che evidentemente non garantiva da rovesci del mercato, come invece è successo nel caso di altri, a partire da Plus500, il quale non solo non ha avuto problemi, ma ha addirittura messo a segno consistenti guadagni durante la tempesta dei mercati. Il tutto grazie ad un modello di gestione dei rischi che era in grado di reggere anche in condizioni estreme, a differenza di quello portato avanti da Alpari e altri.
Il cigno nero
La decisione presa dalla Banca Centrale Svizzera è quella comunemente indicata come cigno nero. Con questo suggestivo termine si indica un avvenimento improvviso e imprevedibile il quale va a devastare completamente gli scenari e le previsioni formulate dagli analisti. Quando si verifica un cigno nero, le conseguenze possono essere molto negative per chi non è stato in grado di prevederlo e, soprattutto, fronteggiarlo, con gravi perdite in relazione agli investimenti effettuati.
Va però precisato che il cigno nero può anche tramutarsi in una occasione per chi invece sa muoversi con rapidità e fronteggiare eventuali mutamenti di umore dei mercati. Come è successo in questo caso: chi è intervenuto sul mercato in modo tempestivo ha potuto portare a casa profitti enormi. Come è successo appunto per Plus500. In definitiva, il cigno nero può provocare perdite o guadagni e come al solito sta agli investitori propiziare la propria sorte.
Un punto di vista diverso
Come abbiamo visto, i broker hanno dato la colpa alla decisione presa da Swiss National Bank. Una interpretazione che però viene aspramente contestata da chi aveva più volte sottolineato la possibilità che l'uso sciagurato della leva finanziaria avrebbe prima o poi portato al crac. Proprio questi osservatori, ora, considerano la decisione della banca centrale elvetica la goccia che ha fatto traboccare il vaso, di un'acqua che era però stata agitata proprio dalla leva finanziaria e da un margin call difficilmente controllabile, nonostante la ricca dotazione tecnologica di cui possono godere i broker, soprattutto quelli più grandi. Il margin call, infatti permette di chiudere le posizioni dei clienti quando esse si avvicinano allo zero, evitando che la leva finanziaria lo travolga. Nei casi in cui il mutamento di mercato è troppo repentino, diventa però difficile applicare il margin call e questo può esporre a grossi rischi l'azienda. Come è successo stavolta con la decisione di SNB che evidentemente è giunta come un fulmine a ciel sereno.
Il broker condivide il rischio con i clienti
C'è una dato che dovrebbe far riflettere, quello riguardante le perdite complessive collezionate da Alpari UK, FXCM, Swissquote e Oanda, le quali ammontano a circa un miliardo di dollari. Si tratta soltanto dei casi più eclatanti, che però stanno a dimostrare che i broker non sono quelle entità malefiche spesso dipinte in alcuni ambiti, ma che condividono il rischio con la propria clientela. La quale, a sua volta, prima di scegliere l'intermediario cui affidarsi per il trading online, dovrebbe indagare a fondo sugli attori presenti sul mercato, magari dando un'occhiata ai pareri che vengono dispensati da addetti ai lavori e trader, dai quali ci si può fare un'idea abbastanza esauriente dell'offerta.
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