Rischio d'investimento di un paese: come si calcola
L'investimento all'estero rappresenta per molti investitori una buona opportunità per diversificare il proprio portafoglio e, in particolare, per poter avere un maggiore ritorno sull'investimento affrontato (ROI). Si tratta però di un modo di investire che comporta alcuni rischi non da poco, a partire dalla mancanza di esperienza e di conoscenza del Paese prescelto. Anche se a questa difficoltà si può ovviare cercando di reperire informazioni da analizzare per poter capire in particolare quale sia il rischio paese e decidere sulla base di una maggiore consapevolezza se sia o meno il caso di andare avanti.
Come misurare il rischio d'investimento di un Paese
Una corretta analisi relativa ai fattori del rischio sovrano può rivelarsi estremamente vantaggioso sia per coloro che decidono di investire in azioni che per invece decida di optare per le obbligazioni, ma soprattutto ai secondi.
Quando si decide di investire in azioni di determinate società all'interno di un Paese straniero, l'aiuto di un'analisi del rischio sovrano del Paese può rivelarsi decisivo nella creazione di un quadro macroeconomico coerente del contesto operativo, che però andrebbe rapportato in ultima istanza al quadro aziendale.
Ove invece si stia investendo direttamente in titoli di stato, proprio la valutazione della condizione economica e della forza del Paese può essere considerata un modo adeguato per valutare il potenziale sull'investimento in obbligazioni. Va infatti ricordato come la forza sottostante di un titolo di stato sia in ultima analisi strettamente collegata al Paese stesso e ad un quadro macroeconomico capace di generare crescita ed entrate. Un quadro che è composto da fattori come il Prodotto Interno Lordo (PIL), il suo rapporto con il deficit, quello tra importazioni ed esportazioni, i tassi di interesse ed altri.
Considerate le complicazioni che possono presentarsi, sarebbe quindi consigliabile concentrare il proprio sguardo su una serie di strumenti facilmente comprensibili. Tra di essi ne spiccano in particolare tre.
1 - L'Euromoney Country Risk (ECR)
Il primo di questi strumenti da utilizzare al fine di valutare il rischio di un Paese, sia in termini economici che politici, è l'indagine Risk Country Euromoney (ECR). Si tratta di un metodo che va a coprire 186 Paesi e capace di fornire un quadro generale del rischio di investimento di un Paese. Il voto viene dato su una scala di 100 punti, con il punteggio di 100 che sta praticamente a rappresentare un rischio pari a zero.
Generalmente, il calcolo della classifica ECR si compone di due fattori: qualitativi (che pesano per il 70%) e quantitativi (per il restante 30%). I fattori qualitativi sono quelli derivanti dalla valutazione degli esperti sul rischio politico (la stabilità delle istituzioni), la struttura e la performance economica del Paese.
I fattori quantitativi vanno invece a basarsi sugli indicatori di debito, le condizioni di accesso ai mercati di capitali, ovvero quanto un paese deve accordare di interesse per i suoi titoli pubblici, e il rating, ovvero il giudizio fornito dalle agenzie che sono specializzate in questo tipo di servizio.
Trattandosi di valutazioni che sono solitamente disponibili separatamente, si può anche fare in modo da mutare il rapporto tra fattori qualitativi e quantitativi, adottando non più un rapporto 70 a 30, ma regolandolo manualmente per proprio conto, mutando le proporzioni. Ad esempio negli ultimi anni le agenzie di rating sono andate incontro ad una serie di clamorosi infortuni che ne hanno sensibilmente sminuito il prestigio, circostanza che potrebbe indurre a dare meno peso al loro giudizio.
2 - L'Economist Intelligence Unit (EIU)
Un secondo strumento che può essere considerato una vera miniera di informazioni è l' Economist Intelligence Unit (EIU). Si tratta di una divisione di ricerca di The Economist che offre tra le sue migliori indagini il Country Risk Service. In questo caso ad essere valutati sono oltre 100 Paesi di ogni parte del mondo, tra i quali molti che fanno parte di mercati in via di emersione o con un forte indebitamento.
La valutazione va ad analizzare fattori non dissimili da quelli del rating dell'ECR, a partire dal rischio economico e politico, fornendo anche in questo caso un punteggio da 0 a 100 punti. A differenza dell'ECR, però, sono i punteggi più elevati ad indicare il livello di rischio maggiore.
Uno dei vantaggi di questo strumento è il calcolo su base mensile, che va quindi a cogliere i trend molto prima di altri strumenti che sono a loro volta aggiornati con minor frequenza. Non manca però uno sguardo a lungo termine, anche con previsioni capaci di spingersi sino a due anni per diverse variabili che possono essere considerate molto importanti.
3 - Il Country Credit Survey
Il terzo di questi preziosi strumenti, infine, è il Country Credit Survey, un servizio di valutazione che si basa sul sondaggio di economisti e analisti che prestano il loro operato all'interno delle grandi banche internazionali. Si tratta di un approccio estremamente interessante in quanto va a prendere in considerazione le opinioni degli specialisti e degli addetti ai lavori che provengono proprio dalle aziende internazionali d'investimento che forniscono capitale al Paese in esame. Un parere dall'interno del sistema, in pratica, e che proprio per questo fornisce una legittimazione al rating rilasciato. Anche in questo caso la valutazione viene espressa su una scala di valori che va da 0 a 100, con il minimo dei punti ad indicare la certezza di default.
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